Il medium dell’anima: il silenzio

La scoperta di Gutenberg – la stampa – portò uno sconvolgimento nel pensiero e nell’anima della società. Lo stesso accade oggi con il medium digitale. Attraverso tale nuovo medium siamo riprogrammati, senza comprendere pienamente questo radicale cambiamento di paradigma che, in maniera abbastanza silenziosa, sta modificando in forma decisiva il nostro comportamento, il nostro pensiero e il nostro vivere insieme.

Questa cecità è la visione dei giorni nostri. Oggi ci troviamo in una crisi, in un passaggio critico del quale sembra essere responsabile la rivoluzione digitale.

Byung-Chul Han (Byung-Chul Han, Nello Sciame. Visioni del digitale, Figure Nottetempo, Roma 2016) inizia a definire in modo molto rappresentativo il nuovo modo di raggrupparsi delle persone, che egli stesso chiama “sciame digitale”. Sottolinea l’autore: “Lo sciame digitale non è una folla, poiché non possiede un’anima, uno spirito. L’anima raduna e unisce: lo sciame digitale è composto da individui isolati”.

Questi individui isolati non dispongono più di un proprio profilo. Allo sciame digitale manca l’anima della folla o lo spirito della folla: gli individui che si uniscono in uno sciame non sviluppano un Noi.

Sempre Byung- Chul Han dice: Gli abitanti digitali della Rete non si riuniscono: manca loro la spiritualità del riunirsi, che produrrebbe un Noi; una massa senza spiritualità, senza anima o spirito. Sono principalmente individui isolati, hikikomori auto segregati che siedono soli davanti a un display. È molto affascinante la precedente affermazione, che fotografa lo stato attuale, dove il medium digitale più che radunare, aggregare, condividere sta procedendo verso la direzione opposta: isolare, dividere, disaggregare.

Non esiste una moltitudine di soggetti bensì una solitudine di persone che mercificano una parte del sé attraverso il medium digitale per esporre la propria vita come merce di un magazzino generale.

Michel Butor avvalora la precedente tesi sull’aridità dello spirito, dovuta in parte a una crisi letteraria. Butor sostiene che “in Europa c’è una crisi dello spirito, perché da dieci o venti anni non accade nulla in letteratura.

C’è un profluvio di pubblicazioni, ma anche uno stallo spirituale. La causa è una crisi della comunicazione. I nuovi mezzi di comunicazione sono degni di ammirazione, ma provocano un grande frastuono.

Photo by Matt Le on Unsplash

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